Lontano, lontano

Arrivando ad Haiti, uno dei primi pugni nello stomaco che si riceve, è la quantità di rifiuti accumulati ovunque. Montagne di bottigliette di PET, scatolette di latta, sacchetti di plastica, bottiglie di vetro, recipienti in polistirolo mescolati a fango e detriti di ogni genere.

Quando piove, questa massa di rifiuti inonda letteralmente ogni spazio, specialmente nei quartieri più poveri accanto ai riali che sboccano nel mare. È impressionante vedere in questi spazi bambini che girano scalzi, magari vicino ai maiali che mangiano quello che trovano.

Allontanandosi dalla capitale la situazione migliora leggermente, ma solo perchè la gente è meno concentrata… specialmente ai bordi delle strade e nei terreni adiacenti vengono gettati tutti i rifiuti. Dato che non esiste quasi nessun tipo di raccolta né smaltimento organizzato (uno dei tanti esempi di assenza totale dello stato!), la gente brucia i rifiuti ai bordi della strada, generando nuvole a dir poco tossiche.

Anche le spiagge affacciate sul bellissimo mar dei caraibi, sono piene di spazzatura che scoraggia i bagnanti. Solo nelle zone più rurali si notano pochi rifiuti, perchè semplicemente, la gente più povera e isolata ha minori possibilità di acquistare prodotti confezionati.

Con l’obiettivo di produrre la minor quantità possibile di rifiuti abbiamo messo in valigia sacchi vari stoffa e recipienti riutilizzabili. Così anche un gesto quotidiamo come fare la spesa al mercato, diventa un’occasione per sensibilizzare le venditrici sull’impatto negativo dei sacchetti di plastica. Stiamo inoltre formando i nostri collaboratori sul tema dei rifiuti per fare in modo che a loro volta sensibilizzino altra gente. Anche nelle scuole visitate, facciamo notare ai direttori i rifiuti depositati un po’ ovunque attorno agli edifici scolastici. Sicuramente sarà un tema che affronteremo nella la formazione dei docenti.

Ieri ho ripreso un operaio che aveva usato il silicone per una riparazione a casa il quale al termine del lavoro aveva lanciato il contenitore nel bosco. “Cosa fai?” Gli chiedo deciso. “Non si preoccupi” mi risponde “l’ho lanciato lontano, lontano”.

Quando siamo arrivati attorno alla casa sembrava tutto pulito, ma adesso che le piante di fagioli sono state mangiate dalle capre, ci siamo accorti che anche qui putroppo c’erano rifiuti ovunque. Dato che vogliamo essere di esempio, stiamo ripulendo tutto il terreno sotto la casa separiamo quello che troviamo e ci sbizzariamo a riutilizzare tutto il possibile. Tra i rifiuti più comuni ci sono sacchetti, bottigliette e lattine, ma anche un sacco di ciabatte!

Nonostante la quantità di rifiuti inspettata, il lavoro ci gratifica perchè abbiamo l’impressione di fare qualcosa di concreto in favore di questo paese e speriamo che le persone che ci vedono, capiscano l’importanza di questo gesto. Sarebbe bello poter caricare tutto sulla jeep e fare un salto all’ecocentro come facevamo in Ticino!

3 thoughts on “Lontano, lontano

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  1. Avete caricato delle immagini che impressionano: è sconcertante vedere un bambino e il maiale che grufolano nei rifiuti. Vivendo ad Haiti, in che modo riuscite a declinare la parola “speranza”?

    1. Caro Maurizio, in realtà la foto a cui ti riferisci non l’abbiamo scattata noi, ma abbiamo visto scene praticamente identiche che volevamo condividere con i lettori e non abbiamo faticato a trovare una foto su internet scattata proprio a Port au Prince nel 2018. Certamente la speranza è un tema chiave ad Haiti. A mio avviso è vissuta in modo ambivalente dalla gente: da una parte, a parole, gli Haitiani dicono di non avere speranza per un futuro migliore: “sarà sempre così…”, “non succederà mai…”, o addirittura “speriamo che arrivi un altro uragano così arriveranno gli aiuti stranieri”. D’altra parte, nei fatti, nonostante le continue batoste subite, le condizioni di vita miserabili, si intravvede una grande vitalità e voglia di riscatto. Non so se mi sono spiegato, è come se la speranza per gli haitiani fosse un piatto agrodolce…

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