Sono stati giorni impegnativi e faticosi sotto i punti di vista ma finalmente è finita la visita delle 80 scuole cattoliche sparse sul territorio haitiano.
Ecco i nostri tre cooperanti durante il bilancio dopo il censimento.
Dal Ticino in missione ad Haiti
– Blog ufficiale del Progetto Haiti –
Le condizioni della struttura della scuola di Fond Tortue sono buone.
C’è una maggiore presenza della Chiesa anche perché la parrocchia è accanto.
I problemi principali che limitano l’apprendimento secondo il direttore sono: la mancanza della mensa (funzionava prima dell’uragano Matthew) e mancanza di materiale.
Inoltre sottolinea che la maggior parte della popolazione è analfabeta, quindi i bambini non hanno nessun supporto a casa per i compiti e sono loro stessi a decidere se farli o meno. C’è la raccolta dell’acqua potabile costruita da Caritas anni prima ma non viene utilizzata e non viene applicato il rubinetto perché altrimenti le persone del villaggio entrerebbero a prenderla.
Giovedì 12 aprile Mauro Clerici ha presentato il progetti di Haiti ad una classe della Spai di Locarno grazie all’interessamento del professor Lorenzo Scascighini.
L’incontro ha suscitato molto interesse tra tutti i ragazzi, il desiderio ü di rimanere in contatto per costruire insieme una collaborazione.
La scuola di Dessources è un esempio di buona scuola sia per l’edificio per l’atteggiamento di apertura degli allievi.
La chiesa è presente e fa la differenza. Il partenariato con un’organizzazione internazionale fa la differenza come rilevato in altre realtà. Circa 40 lavoratori pagati regolarmente. I ragazzi camminano molto per arrivare a scuola ma per loro è la normalità. Nonostante questo il livello accademico dei professori resta basso.
Questa scuola ha una sovvenzione dello Stato che paga 100.000 gds di retta scolastica per 12 allievi.
Con questo incentivo la scuola garantisce i salari e parte del funzionamento.
Non c’è biblioteca e non c’è cantina scolastica.
I bisogni richiesti dal direttore sono: formazione per gli insegnanti, riparazione della struttura, materiale scolastico, cantina scolastica e una mini farmacia.
Per l’apprendimento dei ragazzi la limitazione maggiore è la mancanza di materiale didattico oltre chiaramente alla mancanza di formazione dei professori.
La scuola è stata completamente distrutta dall’uragano Matthew ed è in situazione di totale abbandono. Grande voglia di ricostruire da parte del direttore e dell’unica professoressa che ancora lavora dopo l’uragano.
14 allievi, (110 prima dell’Uragano).
La professoressa attende da 4 mesi 1000 gds di salari.
Molti ragazzi senza nulla da fare intorno alla scuola. Inchiesta fatta su due sedie di fortuna sotto un albero perché l’intera struttura è diroccata. Manca formazione, niente materiale scolastico. I bambini accolti non pagano la retta perché provengono dalle famiglie più povere. Una scuola protestante e una pubblica poco distanti.
Nel villaggio della scuola di Vincendron abbiamo incontrato due bambini con handicap che devono restare a casa perché la scuola non li può accogliere.
La scuola è stata totalmente distrutta dall’uragano Matthew e anche la cappella. Per il momento nella scuola è stata riaperto solo l’asilo (prima dell’uragano contava circa 120 allievi). L’unica docente (con formazione) viene da Les Cayes.
Rivière Salée è un centro di riferimento e di aggregazione per la zona (mercato, risorse d’acqua,…). Tutte le classi sono mischiate all’interno della Chiesa e ciò crea una grande confusione. Niente servizi (acqua, wc, mensa). Il livello di formazione di docenti e direttore non supera l’école fondamentale.
La scuola e la chiesa di Savon sono state completamente distrutte dal violento uragano Matthew nel settembre del 2016.
Si fa lezione sotto una tettoia prestata dai Protestanti.
Tre professori per una ventina di allievi di tutte le età.
Niente salari, niente formazione, niente prospettiva di ricostruzione.
L’un unico aspetto positivo di questa zona, rispetto ad altre località, è che c’è un approvvigionamento d’acqua.
Con piacere il pensiero ritorna a casa per scrivere sulla rivista. In verità lo faccio spesso perché tante persone si interessano al progetto e vivo quella prossimità che non ha criterio geografico. Farò un’istantanea di quello che stiamo vivendo in Haiti, non certo del paese perché non sarebbe possibile. Continue reading “Nicola di Feo: i primi passi”