Proviamo a restituire una piccola fotografia di quanto è successo sinora e di quanto dovrebbe accadere.
Prima considerazione: 25 giorni sono nulla per comprendere Haiti, quindi non cercheremo di spiegarla…centinaia di istantanee che ancora parlano creolo troppo velocemente per poterle comprendere.
Eppure alcuni volti cominciano ad essere familiari, alcuni atteggiamenti usuali, piccoli cenni intorno a noi ci restituiscono attenzione, migliaia di pagine da leggere di un’educazione disgregata e fragile scritte da chi ci ha già provato lasciano intendere che il nostro obiettivo è quanto meno ambizioso. I dati sulla povertà sono terribili, la scolarizzazione bassissima, qualunque servizio di base inesistente, eppure 10 milioni di haitiani ogni giorno si alzano e vivono questa terra.
25 giorni di osservazione, silenzi, riunioni, conoscenza, incontri. Abbiamo visitato alcune scuole in via non ufficiale, la carenza di risorse sottende ogni visita e mentre noi ragioniamo su come suscitare domande per elaborare un pensiero la contingenza legittima è l’infermeria che manca, la biblioteca vuota, un IBM di dieci anni come unico supporto informatico per centinaia di allievi, e cosi via…
Barricati dietro il censimento che presto cominceremo visitando le circa 100 scuole della Diocesi, cercheremo di ascoltare ogni se pur timida voce, proveremo a sederci sui banchi degli studenti per cambiare prospettiva, sapendo bene che non sarà mai la loro, che non possiamo disegnare un’immagine nitida, perché non saremo mai quel bimbo che pur appassionato ad imparare e felice di essere parte di una classe, talvolta lascerà la sedia vuota per lavorare la terra con il suo papà. Nessun tentativo di romanticizzare e suscitare sentimentalismo povero, semplice dato di realtà.
La volontà di fare è sana ma resta tale nella misura in cui attende l’altro, altrimenti corrompe la realtà, cosi sembra di aver realizzato nulla ma forse la nostra semplice presenza ha talvolta generato legittime perplessità quanto occasioni di riflessione. Non ci sono molti bianchi in giro, in verità siamo gli unici insieme a Carmen… siamo diversi, siamo bianchi, svizzeri, apparteniamo a un mondo inavvicinabile… la nostra speranza e raggiungere dove possibile una prossimità tale per cui siamo riconoscibili oltre l’evidenza, restituire quel senso di Comunione tra le nostre Chiese, perché le persone sostituiscano le rappresentazioni e da questo incontro si generi speranza, per immaginare e realizzare quel cammino ambizioso in cui non smettiamo di credere! È un cammino lungo, le strade sono dissestate, i banchi di scuola mal messi… c’è moltissimo lavoro da fare con le mani e col pensiero… ma dopo 25 giorni impariamo che il tempo di Haiti non è il tempo dei burocrati… il tempo possibile è il tempo che accade!
Grazie per questa splendida e schietta testimonianza!!
Anche 25 anni non saranno sufficienti per conoscere, ma lo sforzo di esserci e di capire vale la pena anche di correre il rischio di non capirci proprio nulla. Coraggio!
Grazie per queste notizie.
Il vostro lavoro, servizio, e’ prezioso soprattutto agli occhi di Dio.