Seba: oggi Mery lavora al dispensario, invece io resto a casa per lavorare alla mattina con il nostro collaboratore nella preparazione dell’orto e il pomeriggio per scrivere una parte del programma che vorrei proporre per il corso pilota di formazione per per docenti. Facciamo colazione assieme e poi la saluto mentre parte con il fuoristrada. Conosco la strada che deve fare, il posto dove lavora e che verso le 16:00 tornerà, per cui sono tranquillo.
Mery: La strada che mi conduce al Centre de Santé di Madian, struttura gestita per metà dallo stato e per l’altra metà da Caritas diocesana, è fortunatamente bella, asfaltata e a tratti con vista sul mare. La giornata al dispensario scorre rapida. Si susseguono i pazienti: mamme con bambini per le vaccinazioni e bambini con la febbre, anziani con la pressione alta, influenze, polmoniti, ferite infette, problemi intestinali, donne in gravidanza con anemia, … assieme alla dottoressa haitiana ci dividiamo i pazienti, per alcuni casi poi mi viene richiesto un parere. Quasi verso la fine delle visite, una giovane donna, visibilmente debole e affaticata, viene accompagnata da un collaboratore di Caritas. Viene da lontano e ha camminato per ore in cerca di un po’ di cibo per i suoi bambini, malgrado i fortissimi dolori addominali e un’emorragia in corso dalla notte precedente. Non possiede un soldo e non mangia da due giorni, così che le offriamo gratuitamente le cure e anche uno spuntino (una banana e qualche biscotto, che avevo portato per pranzo). Qualche domanda, una semplice visita e pochi esami di laboratorio confermano il nostro sospetto clinico. Con 7 g/dl di emoglobina (la metà del valore normale) non c’è tempo da perdere e con la jeep partiamo assieme alle colleghe haitiane in direzione dell’ospedale St. Therese di Miragoâne.

Seba: la giornata è volata e sono già le 16:00, tra poco dovrebbe tornare la Mery e inizio ad impastare il pane perché l’abbiamo finito. Mentre lievita mi accorgo che sono quasi le 17:00 così provo a chiamarla per sapere se sta tornando, ma purtroppo è impossibile avere campo. Intanto comincia a imbrunire e io a sono sempre meno tranquillo… provo a chiamarla ancora, ma niente liena, allora scrivo un messaggio Whatsapp, ma vedo che non lo riceve. Alle 17:30 provo a chiamare la dottoressa con la quale lavora, ma anche lei non mi risponde. Comincio ad essere seriamente preoccupato, non ho mezzo di mettermi in contatto, non le sarà mica capitato qualcosa?! Vicino a noi abita il capo della polizia di tutto il dipartimento e inizio a pensare seriamente di contattarlo, ma per fortuna finalmente c’è linea e Mery mi chiama dall’ospedale di Miragoane…
Mery: Solo incontrando il direttore dell’ospedale riusciamo a far entrare la nostra paziente e incontrare il ginecologo per spiegare il caso. Dopo aver percorso corridoi avanti e indietro svariate volte per registrarsi, pagare l’apertura del dossier (senza il quale nulla può essere fatto!) e gli esami necessari e acquistato infusione e medicamenti riusciamo a far entrare la donna in sala per il trattamento. Sono circondata da donne in travaglio, che percorrono faticosamente i corridoi, da altre che stanno per dare alla luce i propri figli nell’atrio perchè la sala parto non ha la capacità di assisterle … Finalmente la nostra paziente dopo un breve, ma doloroso intervento esce dalla sala camminando a stento con le lacrime agli occhi e l’infusione ancora attaccata … Che fare ora? È debolissima, abita molto lontana in un villaggio raggiungibile solo a piedi ed è ormai sera… Provo a chiamare Seba e incredibilmente c’è linea, gli spiego la situazione e decidiamo rapidamente di portare la donna da noi.
Seba: di colpo la pressione mi torna normale, mi sento sollevato e contento che stiamo per dare una mano ad una vera persona bisognosa nella casa in cui viviamo. Ormai è notte, ma sono tranquillo perchè so che stanno arrivando. Inforno il pane e mi preparo ad accogliere moglie e paziente. Appena vedo le luci della « nostra » jeep, corro ad aprire il cancello

Mery e Seba: Accogliamo Odette in casa dove trova il necessario per farsi una doccia, cambiarsi e un pasto caldo, che apprezza infinitamente. Ci racconta la sua vita: mamma di 5 figli, vive con il marito in un villaggio molto isolato, raggiungibile solo a piedi, sopravvive chiedendo riso e fagioli in cambio di piccoli lavori domestici nelle parrocchie. Assieme al marito posside un piccolo campo che purtroppo non è adatto alla coltivazione. La famiglia è talmente povera che è stata costretta ad affidare la primogenita ad una famiglia di Port-au Prince, come restavek, ovvero bambina sfruttata per tutti i lavori domestici. Ci racconta inoltre che il solo fatto di dover pagare le uniformi scolastiche per gli altri figli li ha ridotti in una miseria dalla quale è difficile uscire. Commossi ci chiediamo cosa pensi nel trovarsi per un momento in una casa con comodità che probabilmente non avrà mai…

Dopo un sonno ristoratore e le giuste medicine, Odette si sente decisamente meglio, così dopo aver fatto colazione assieme e averle confezionato una borsa con beni di prima necessità, partiamo in auto. Al dispensario di Madian ci aspetta il marito, che rivedendo la moglie si commuove perché la pensava morta, non avendo il telefono per ricevere informazioni. Percorrendo una sconnessa strada di montagna riusciamo ad accompagnarli fino all’imbocco del sentiero che dovranno ancora percorrere per almeno un’ora a piedi. Ci salutano riconoscenti e ci promettono di farci conoscere un giorno i loro bambini.

Siamo grati ed emozionati di aver conosciuto e potuto aiutare una famiglia bisognosa che ci ha permesso di conoscere la vera Haiti. Dopo settimane di programmazione delle prossime attività del progetto con tanto di calcolo di costi e preventivi, ci rendiamo conto che invece una delle giornate più belle e gratificanti si è presentata casualmente.
Cara Mary, caro Seba! Non mi è difficile immaginare le preoccupazioni e i pensieri che si vivono in una giornata così. Ma alla fine il premio è stato grande. Un abbraccio papà
“Questa è una legge profonda della realtà: la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri. La missione, alla fin fine, è questo.” (è una citazione del documento di Aparecida, quello dei vescovi latino-americani). Grazie per essere missionari e per raccontarci la vostra vita che cresce e matura.
Certo i vostri racconti danno da pensare e ci fanno sentire giustamente in colpa, preoccupati come siamo a riempire ancora di più le nostre già stracolme dispense per paura del famigerato Coronavirus.
Carla
Signore, vuoi il mio cuore
per passare questa giornata amando ogni uomo
solo perché è un uomo?
Signore oggi ti do il mio cuore.
Madre Teresa di Calcutta
Grazie di cuore ai nostri fedelissimi lettori per le belle citazioni! Anche oggi abbiamo avuto una bella giornata missionaria, ma ve la racconteremo un’altra volta! Un grande abbraccio Seba e Mery