Poveri al servizio dei poveri

Tra i luoghi più tristemente famosi per le condizioni di vita inumane ad Haiti sono le prigioni e, quando Père David ci ha proposto di andare a fare una visita alla prigione di Anse-à-Veau assieme a lui, abbiamo subito accettato.

Già l’equipe che ci ha preceduto, in collaborazione con Justice et Paix della diocesi, aveva iniziato a visitare regolarmente i carcerati distribuendo beni per l’igiene personale e noi avevamo accompagnato Nicole in occasione della nostra visita l’anno scorso. Nonostante conoscessimo già la situazione non si è mai realmente preparati…

Prima di affrontare la lunga strada per Anse-à-Veau ci rechiamo a Madian, dove abita il padre, un bravissimo prete francese, da oltre un decennio ad Haiti, con il quale scambiamo volentieri opinioni data la sua grande esperienza nel paese, ma al contempo la mentalità europea.

Assieme a lui troviamo un gruppo di ragazzi e bambini provenienti dalla bidonville di Cité soleil, in “vacanza” per qualche giorno fuori dalla capitale. Sono ragazzini di strada abbandonati dai genitori a causa delle condizioni di miseria che un gruppo di suore cerca di recuperare e ricongiungere con le famiglie.

I più grandi di loro verranno con noi a cantare per la messa che sarà celebrata nel carcere. Il Padre prende i ragazzi sul camion che guida lui stesso, mentre noi lo seguiamo con il fuori strada e le ragazze del gruppo.

Arrivati alla prigione, ci accoglie una guardia sospettosa, ma fortunatamente Père David è conosciuto e sa il creolo alla perfezione, per cui entriamo senza problemi con varie scatole di materiale da regalare.

La prigione ha una struttura a chiostro, con le celle che si affacciano su un cortile centrale. Da ognuna delle porte delle celle, si affacciano decine di uomini, ammassati dietro le sbarre, come animali in un allevamento intensivo.

La foto è presa da internet perchè non è consentito fotografare nella prigione, ma si avvicina molto alla realtà che abbiamo visto

Per la messa pensavo che potessero uscire, ma invece devono stare in cella, per cui Père David ha portato una cassa audio collegata ad un microfono in modo che tutti lo sentano. I ragazzi e le ragazze della bidonville, sembrano un po’ impauriti e impressionati per la situazione dei carcerati.

Noi ci piazziamo in un angolo assieme ai ragazzi, il prete lungo un lato del cortile, due guardie, stanno sedute a fianco. La messa inizia mentre due aiutanti, manovrano una rumorosa jeep che porta dei bidoni d’acqua e un altro distende i panni lavati sul filo spinato che cinge il tetto del carcere.

I ragazzi cantano con voci angeliche e i prigionieri stanno in rispettoso silenzio. Dopo le letture, Père David fa una predica in cui spiega ai prigionieri che nonostante la loro situazione, Dio è loro vicino, come loro Cristo ha sofferto ed è stato condannato, come per alcuni ha subito una condanna ingiusta.

Il momento più toccante è però quello delle preghiere, in cui i ragazzi della bidonville passano di cella in cella con il microfono e un prigioniero esprime la propria prece liberamente. Anche se abbiamo capito poco di quello che dicevano, si percepiva qualcosa di speciale che non usciva solo dalle loro bocche, ma anche dai loro cuori.

Alcuni tra loro sono assassini condannati, altri aspettano da anni il giudizio, magari per aver solo rubato un pannello solare… Le celle sono quadrate circa 4m x 4m ed in ognuna ci sono dai 18 ai 25 prigionieri che non hanno lo spazio neanche per stendersi a dormire e fanno pipì in una bottiglia che poi svuotano in un secchio allungando il braccio fuori dalle sbarre.

Al termine facciamo un giro passando da ogni cella per distribuire saponi, spazzolini e dentifricio. I prigionieri ci vogliono parlare, raccontare la loro storia, chiedono soldi per qualche farmaco o che qualcuno gli faccia una visita medica. Alcuni ci danno dei foglietti in cui descrivono la loro storia e i loro bisogni. Stringe il cuore non poterli accontentare e vedere come vivono spogliati di qualsiasi dignità…

Alcuni esempi di bigliettini che ci hanno dato i prigionieri. Si possono leggere gli anni di condanna e i soldi che chiedono (2000 gds = 20 CHF)

Su consiglio del Père David, acquistiamo da ogni cella un piccolo lavoretto in modo da non creare ingiustizie e dare loro una piccola entrata. Sono borsette e borselli fatti intrecciando con grande manualità materiale di recupero. Ovviamente non possiamo acquistare da ognuno e verso la fine la tensione sale un pochino per cui giunge il momento di uscire.

All’esterno regaliamo gli acquisti ai ragazzi che ci hanno accompagnato i quali sono felicissimi per l’inaspettato regalo e vogliono che facciamo una foto con loro. È surreale pensare come l’incontro tra i più poveri (carcerati e ragazzi della bidonville) abbia creato un momento di così forte di comunione e per questo li ringraziamo di cuore.

One thought on “Poveri al servizio dei poveri

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  1. Visitare i carcerati è la sesta opera di misericordia e la misericordia è la tenerezza di Dio verso l’uomo. in fondo avete portato ai carcerati la carezza di Dio. Certo non deve essere stato facile affrontare la visita al carcere, chissà quante domande vi siete fatti!

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